venerdì 6 aprile 2012

VENTI SIGARETTE
Anno:2010 Durata. 94 min Colore
Regia: Aureliano Amadei
Soggetto: Aureliano Amadei, Francesco Trento
Sceneggiatura: Aureliano Amadei, Gianni Romoli, Francesco Trento, Volfango De Biasi
Produttore: Gianni Romoli, Claudio Bonivento, Tilde Corsi
Distribuzione: (Italia) Istituto Luce
Fotografia: Vittorio Omodei Zorini
Montaggio: Alessio Doglione
Effetti speciali Rebel Alliance
Musiche: Louis Siciliano
Scenografia: Massimo Santomarco, Valerio Girasole, Sabina Cellitti
Costumi:Catia Dottori
Interpreti: Carolina Crescentini, Vinicio Marchioni, Edoardo Pesce,
Adriano Saleri…

20 sigarette è un film
del 2010 diretto da Aureliano Amadei, tratto dal romanzo Venti sigarette a Nassirya scritto dallo stesso Amadei con Francesco Trento. Il film narra la vicenda autobiografica dello scrittore-regista, coinvolto nell'attentato del 12 novembre 2003 contro la base militare italiana di Nassiriya.
VENTI SIGARETTE
Un regista e il suo assistente perdono completamente la
bussola. Non riescono a raccapezzarsi su dove sono e dove stanno andando. Hanno
le carte geografiche ma il posto che cercano è difficile da trovare. Specie se il paese dove ti trovi è in guerra
contro il mondo intero. Iraq anno 2003.
Il regista si chiama Stefano Rolla e l’aiuto di nome fa
Aureliano Amadei. Da quando Aureliano è sceso dal C130 che l’ha portato nel deserto,
ha fumato sì e no venti sigarette. Ed è il fumo a ritmare questa pellicola che
racconta una guerra e con essa l’ipocrisia che ogni conflitto porta con sé. Le
nuvolette di fumo delle sigarette di Aureliano ci accompagnano per mano dentro,
al centro del racconto: l’attentato alla caserma (veramente al posto occupato
dai nostri militari) dei caribinieri di Nassiriya. Tantissimi morti. La nazione
che si ferma per un giorno intero. Io ero a Parigi quel giorno. Partecipavo al
Social Forum Europeo. Discussioni in tutte le lingue sulla pace nel mondo, come
farla e come mantenerla. Dialogo sui massimi sistemi per ridistribuire le
ricchezze, per portare l’acqua anche a coloro che non l’hanno mai vista.
Aureliano era al fronte, invece. Due destini completamente diversi ma legati
dalla passione per il cinema. Forse ci sarei andato anch’io in Iraq se un Rolla
mi avesse chiamato com’è successo a lui. Forse mi sarei sentito più utile là,
con la mia videocamera in mano invece che la penna per trascrivere idee di vita
sostenibile. Torniamo al “film incontro”
di Amadei. “Venti sigarette” inizia come una commedia per poi tramutarsi in un
vero e proprio film horror come definisce lui stesso un pezzo del film. La
parte dell’esplosione del camion bomba è da film dell’orrore. Un formidabile
piano sequenza che dura più di dieci minuti che t’incolla letteralmente la
pelle alla poltrona. Ci restituisce quello che è una guerra. Sangue, vomito,
lacerazioni, schegge che non si contano più e dolore. Gli occhi bruciano, fanno
male. Non si vede più niente e quando forse percepisci qualcosa, allora t’accorgi
che accanto a te è riverso un bambino morto. Di che cosa parla il film? Così
apostrofa guardando dritto in faccia la sala Aureliano Amadei, il regista. Il
film parla dell’individualità e della responsabilità che è individuale. Il
protagonista si fa carico di alcune scelte individuali. L’individuo va in
guerra per ambizione. Che bambino iracheno sei e che soldato italiano sei?
Il film è anche una risposta al sangue dei vinti di Panza.
“Il bambino iracheno
l’ho ucciso io” afferma Aureliano al termine della presentazione studio del
film un sabato e una domenica di febbraio. Non bisogna sentirsi una vittima ma
carnefici.
Mi rimane un dubbio su tutta questa vicenda; che film avrebbe
fatto Stefano Rolla?

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